giovedì 17 aprile 2014

Il tasto giusto

Una volta apparteneva al fantasioso mondo di James Bond. Oggi è realtà. Che cosa? La macchina telecomandata. No, non sto parlando dei modellini per i ragazzi, con cui alla fine giocano regolarmente gli adulti. È un'automobile vera. Con un minuscolo aggeggio grosso come un telefonino potete sterzare, far avanzare o indietreggiare la vettura. Da fuori.


Confesso che la visione di un piccolo video amatoriale realizzato da un amico filippino entusiasta dell'invenzione mi ha messo addosso un senso di inquietudine. Va beh, è risaputo che sono un dinosauro. Peggio: un dinosauro scettico. Oggigiorno sempre più congegni possono essere controllati a distanza. Il senza fili - wireless per i patiti della tecnologia - impazza. Ma una macchina? Faccio l’errore di domandare, a cosa serve un gadget del genere? Subito vengo investito da un esuberante elenco di utilissime applicazioni. Metti che piove, puoi far avvicinare la macchina fino al tuo riparo. Se non vedi quanto spazio hai per parcheggiare, scendi e posteggi finalmente davvero a vista. Sei semplicemente pigro? Invece di camminare tu fino alla macchina lasci che sia lei a venire a te. Eccetera, lasciando sbizzarrire la fantasia umana alla scoperta di altri irrinunciabili vantaggi dell'auto telecomandata.

Lo ammetto: una macchina che sterza da sola, con il volante innaturalmente in moto anche se priva di guidatore, è una cosa che colpisce. Vederla poi andare avanti e indietro da sè fa il paio con l'effetto quasi nauseabondo di quando provai per la prima volta in Giappone un'ibrida: sentirla muoversi in perfetto silenzio a motore spento inganna corpo e testa, e crea disagi viscerali.

E veniamo alla confutazione degli argomenti dell’amico fan. In caso di pioggia, portatevi un ombrello. Non so quanto tiri il telecomando, ma sarebbe carino esser sicuri che uno non possa guidare in remoto da distanze a rischio incidente da mancanza di chiara visuale. Specie se sta venendo giù un acquazzone. Parcheggi? Oggi sempre più vetture hanno cicalini che indicano l'avvicinarsi di un ostacolo - nella fattispecie, la macchina dietro di voi - e sostituiscono egregiamente la vista, agevolando chi non è dotato nell'arte del parcheggio in retromarcia. Scendere per posteggiare accrescerebbe solo il rischio di grasse risate da parte degli astanti e di erogazione gratuita di consigli non richiesti sulle modalità della manovra. Pigri? Fate due passi, che vi fa bene, invece di star sempre col sedere sulla macchina!

E poi a me fa una paura dell'accidente pensare che qualcuno si affidi ad un tastino di telecomando - e non ad una sana, fisica, energica affondata sui freni - per decidere di fermare una vettura vuota che sta per investire un bambino sbucato dal nulla. Quante volte abbiamo cambiato canale cercando di alzare il volume della tivu? Quante volte abbiamo sbagliato numero telefonando a un amico? Quante volte è finita la batteria del dannato marchingegno proprio quando ci serviva di più? Vogliamo affidare la pelle di un passante alla nostra capacità di scegliere il tasto giusto al momento giusto? Ai posteri l'ardua sentenza.