lunedì 17 ottobre 2011

Professioni a rischio

Ammetto le mie carenze. Fino a tempi relativamente recenti ignoravo l’esistenza di una categoria professionale detta sciampista. Non avendo l’abitudine di frequentare saloni di acconciature per signora, non mi ero mai reso conto che ci fossero chiare e nette distinzioni di ruolo tra le varie addette ai lavori. Colpevole lacuna, provvidenzialmente colmatami dalla estemporanea – e fortunatamente breve – osservazione di programmi cosiddetti d’intrattenimento, nei quali si fa spesso riferimento a fenomenologie dell’essere umano quali il tronista (confesso qui il mio rifiuto di concepire tale lemma come una professione, della quale – per di più – magari andare fieri), la letterina (ennesima variante della ragazza-tappezzeria da studio televisivo) ed appunto la sullodata sciampista.

Tale inopinata scoperta ha scatenato in me la curiosità di intuire le caratteristiche necessarie ad affrontare con successo codesto mestiere.

Cominciamo, lombrosianamente, dalle fattezze fisiche: come per i fantini, una statura medio-bassa deve essere d’ausilio, onde evitare esiziali mal di schiena, a chi trascorra tutto il giorno chinata in avanti su dei curiosi lavandini a mezzaluna, confricando cautamente epiteli di signore dall’agenda d’impegni semivuota.

Passiamo alle competenze richieste: una generale conoscenza dei pettegolezzi riguardanti le attività amatorie di attricette, soprammobili e comparse televisive più in voga del momento è basilare per intraprendere una qualche parvenza di conversazione con quelle, delle suddette clienti, che abbiano piacere di scambiare due parole su decisivi temi d’attualità e d’interesse generale.

Mentre una improbabile laurea in filosofia potrebbe essere un punto di demerito (ci sarebbe il concreto pericolo di surclassare, sul piano intellettivo, le proprie ingioiellate clienti, e ciò non è ammissibile), è certamente proibito alla sciampista di possedere anche solo i fondamentali di taglio, messa in piega a phon e acconciatura artistica, mai un domani l’operosa massaggiatrice di cuoi capelluti decidesse di aprire un salone per conto proprio, mettendo a repentaglio la fedeltà della clientela alla coiffeuse dove lavora ora.

Voglio lanciare un monito a questa folta categoria di oscure addette minori alla bellezza muliebre: care sciampiste, attente. Forse non lo sapete, ma siete una specie a rischio estinzione, come la foca monaca.

In Giappone è stato appena presentato un robot che in un futuro nemmeno lontano potrebbe rendere inutili i vostri servigi.


Ma avete ancora una speranza. Pare infatti che alla Panasonic non abbiano pensato di dotare l’avanguardistica macchina di un magazzino di memoria ad elaborazione vocale, pronto ad intrattenere le clienti con dovizia di dettagliate e gustose notiziole su Ruby, Belen, Simona, George, la lady dai vestiti di bistecche, per non parlare dell’intera guarnigione di perdigiorno granfratellati. Insomma, tutto ciò di cui si tratta non solo su rotocalchi balneari ma anche nei vari telegiornali, programmi con apocrife pretese culturali, testate di richiamo, e – ahimè – perfino librerie.

Salviamo dei posti di lavoro: non facciamoglielo sapere, a quei tecnici nipponici, cosa manca per essere veramente una perfetta sciampista in Italia.


1 commento:

  1. Curioso mestiere quello di palpeggiare crani sconosciuti tutta la giornata. Non so per le donne ma, per me, il lavandino a mezzaluna è uno strumento di tortura, la testa capovolta, la nuca appoggiata sul lavandino in un angolo poco naturale...e poi l'angoscia della sciampista quando lei ti dice : la temperatura è apposto ? perché è questa la vera competenza : aggiustare la temperatura dell'acqua. Devi stare attento. Basterebbe un troppo caldo o un troppo freddo per rovinare una vocazione....

    Alex

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