venerdì 29 ottobre 2010

Il paradiso non può attendere - 2a parte

L’albero millenario

L’albero del tè viene artificialmente tenuto in forma di cespuglio, per la comodità dei raccoglitori. La costante potatura fa sì che la pianta si sviluppi in ampiezza, offrendo all’uomo un manto di foglioline giovani che si rigenerano di continuo, nella stagione del raccolto. Senza l’intervento umano la pianta crescerebbe in altezza. Ma ne risentirebbe sia il volume delle foglie, sia la praticità della spiccatura. Ogni tanto, in mezzo al tappeto verde brillante che affresca le colline, sorge solitario un albero nella sua piena estensione. Giusto per ricordare come la natura vorrebbe la pianta del tè.

Una leggenda narra che, come tutte le grandi scoperte, anche quella delle proprietà del tè sia stata casuale. Un imperatore cinese, appassionato ricercatore di erbe e piante, riposando sotto un albero dopo una lunga giornata di cammino per le selve, si accese un fuocherello per riscaldare dell’acqua. Alcune foglie caddero nel recipiente, creando un’infusione che risultò corroborante e tolse all’imperatore la stanchezza del giorno. Così si vuole sia nata, cinquemilasettecento anni fa, la storia del tè.

Chá mă gŭ dào - 茶马古道.

Ovvero: l’antica strada del tè a cavallo. Quando non esistevano i camion, il trasporto del tè era affidato ai cavalli. Che dalle ripide mulattiere scendevano in città, someggiati di gerle riempite del prezioso raccolto. L’antica strada del tè a cavallo – una specie di via della seta in tono minore – vien tuttora celebrata nei libri che raccontano la storia del tè nei secoli, e gli umili equini che hanno contribuito a dissetare generazioni di cinesi – e non solo – sono immortalati nel monumento alla cultura del tè nella piazza di Pu Er City.

Macchine? No grazie

Il tè nello Yunnan si raccoglie ancora col metodo tradizionale, tutto a mano, gerla in spalla, solo le foglie più giovani e tenere, che verranno poi asciugate la sera su enormi tavolacci ventilati dal di sotto, di modo da deumidificare il fogliame senza che ammuffisca. Poi segue il processo di ossidazione e di pressatura, così ricchi di piccoli segreti da non consentire ai visitatori l’accesso alle sale dove le foglie verdi lentamente si trasformano in un blocchetto, solitamente rotondo, di tè nero che, come i migliori vini rossi, acquista pregio e valore con l’età.

Questi panetti di tè compresso nascono secoli fa, quando i viaggi erano molto più avventurosi, impegnativi, carenti degli agi odierni e infinitamente più lenti. Ma già allora i cinesi non volevano privarsi della loro bevanda favorita. Trasportare tè in foglie avrebbe richiesto troppo spazio. E probabilmente gli elementi lo avrebbero danneggiato, essendo luce, calore ed umidità principali nemici del tè. Un panetto compattato e quindi sufficiente per dei mesi, ecco l’invenzione dei geniali cinesi. Con una lama bastava sbriciolarne un frammento ogni giorno, metterlo in infusione ed ecco pronto un gustoso e tonificante tè.

Vi è piaciuta la seconda parte? Il racconto continua, domani troverete la terza parte.

Prima pubblicazione : 2 giugno 2009

2 commenti:

  1. Per me, c'è qualcosa di molto familiare nel tuo viaggio nello Yunnan : la coltivazione del tè. Perché assomiglia molto al lavoro della vite. Per il vino abbiamo il Pinot noir, il cabernet-sauvignon....dalla varietà più precoce alla varietà più tardiva, per il tè è la stessa cosa con le cultivar di camellia.
    Anche da noi, tutto il lavoro si fa a mano ! Ad esempio, in luglio c'è la vendemmia verde : si leva i grappoli d'incerta qualità per guardarne solo quattro a sei, poi nello stesso tempo c'è la sfogliatura intorno ai grappoli dal lato est per ridurre l'umidità, in settembre sfogliatura dal lato ovest per ridurre l'accidità...in ottobre raccolta a mano, gerla in spalla, piegato in due, quasi a gattone....
    Come per il tè. ci sono i segreti : la fermentazione, la muffa...mi fermo qui.

    C'è qualcosa di molto esotico nel tuo viaggio nello Yunnan : il pu er (la merce).
    Mi evoca dei viaggi avventurosi di carovane di cavalli cariche di tè, la città di Lijiang. Perché la strada del tè a cavalli è quella chiamata : "strada degli uccelli e dei sorci" che attraversa l'Himalaya dallo Yunnan fino all'India. Paesaggi sconfinati, mozzafiato, cammini impervi...i tre fiumi paralleli dello Yunan che i cavalli varcano sospesi a funi...

    C'è qualcosa di molto comune nei paradisi : i serpenti. Quelli che mescolano le foglie di vecchie piante a tè con quelle di giovani piante a tè e poi vendono il panetto come un tè proveniente da un vecchio albero. Un po' come il produttore di vino che, da noi, aggiunge del vino italiano per incrementare la sua produzione e gli utili.
    Buona domenica, Alex

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  2. ciao Alex,

    molto bello, e molto vero, il parallelo tra vino e tè. In effetti ci sono molte e sorprendenti similitudini tra le due bevande.

    E grazie per il racconto nel racconto: quello di una vendemmia ancora artigianale, simile nell'operosa manualità alla raccolta del tè nello Yunnan - e peraltro non solo lì.

    Grazie del tuo contributo, a presto,
    HP

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